19 Aprile

EASTER ELVIS (un breve viaggio nel Gospel di Elvis)

Elvis Friends

No Comments

Ci vorrebbe molto più spazio per raccontare l’importanza che ha avuto il Gospel nella vita oltre che nella carriera di ELVIS PRESLEY.

Elvis è un’anima Gospel al di là del suo essere tutto, nella definizione più nota (e a mio modesto parere limitante) di “re del rock and roll”, Elvis rappresenta in maniera esaustiva la quintessenza dell’artista completo oltre ogni etichetta e soprattutto oltre ogni definizione di spazio e tempo.

Conosciamo tutti la formazione musicale di Elvis. Lui stesso, in quel meraviglioso passaggio del “Comeback Special” in cui si sofferma a parlare della musica contemporanea di quel tempo, ricorda che il rock si originò dal Gospel e dal Rhythm and Blues.

Ed in quell’insuperabile momento di ascesa artistica in cui Elvis si riprende a pieno titolo il suo predominio, il Gospel recita un momento indimenticabile per tutti coloro che lo amano, quando dopo questa precisa e puntuale disamina le parole di Elvis lasciano spazio a quella favolosa sezione definita per l’appunto “Gospel Section” in cui si parte da “Where Could I Go But To The Lord” arrivando a quel medley strepitoso, esaltante, dirompente con “Up Above My Head” cucito a “Saved” in cui un Elvis graffiante ed appassionato canta un messaggio di speranza e salvezza diretto a Dio, quella parola di Dio che Elvis con la sua voce riuscì per tutto l’arco della sua carriera far entrare nel cuore di chi crede e a far emozionare anche chi ha una visione diversa del dopo vita terrena.

Ovviamente Elvis e il Gospel hanno avuto tanti altri momenti da raccontare. Come ricordato in precedenza ci vorrebbero ore ed ore, sono tanti, ed uno più emozionante dell’altro.

Nel nostro viaggio presleiano all’interno della teca sacra di Elvis, ricordiamo i tre album di Gospel incisi in studio, uno più emozionante dell’altro, uno più godibile dell’altro. Ovviamente per chi vi scrive è impossibile stabilire quale predilige fra essi, oserei dire impresa ardua. In primis perché sono tutti e tre fantastici, in secondo luogo va ricordato che sono diversi l’uno dall’altro perché, e torniamo ad un punto focale della grandezza di questo insuperabile artista, Elvis ha tre voci diverse in ciascuno dei tre dischi di Gospel incisi in studio in tre periodi diversi, parliamo ovviamente di “His Hand In Mine”, “How Great Thou Art”, e “He Touched Me”, l’ultimo inciso nella primavera del 1971.

Mettiamoci comodi in questi giorni di passione e ascoltiamo questi tre dischi. Scopriremo l’evolversi della maturità vocale ed artistica di Elvis.

“His Hand in Mine” del 1960 è assoluta purezza, un diamante di pulizia vocale che resta probabilmente irraggiungibile, cosi come in buona parte “How Great Thou Art” del 1966, inciso in un periodo in cui Elvis probabilmente iniziò a capire che era il caso di riprendersi in mano la sua carriera, e questo disco forse è il primo vero segno di rinnovamento che lo portò a tornare a pieno titolo sulla scena due anni dopo.

“He Touched Me” è un album che adoro. Presenta al suo interno dei Gospel da brividi, partendo dalla canzone che da il titolo all’album (di cui chi vi scrive ha un ricordo indimenticabile nell’esecuzione degli Imperials, coristi di Elvis anche in questo disco, a Zurigo nell’ormai lontano 1 aprile 2001), passando per la ritmata “I Got Confidence” e la struggente “Reach Out To Jesus” in cui le parole di aiuto suonano ancora più pregnanti nel canto appassionato di Elvis che una volta di più dimostra la sua versatilità, qui palesata nel saper interpretare i Gospel più tradizionali e “riflessivi” alternandoli a quelli più ritmati e gioiosi tutti con il medesimo minimo comun denominatore, la capacità innata di trasmettere vibrazioni ed emozioni.

Ci sarebbero da citare mille altri esempi, partendo già dai primi anni con la voce incredibile di “Peace In The Valley” passando a quella versione pazzesca, incredibile, di “Where No One Stands Alone” del febbraio del 1977, in cui Elvis fornisce l’ennesima dimostrazione di quanto amore avesse per il suo pubblico, e a modo suo, coi suoi limiti, come tutti noi, verso il Signore.

Vorrei concludere restando al 1977. Pochi mesi dopo, Omaha, 19 giugno 1977.

Elvis non sta bene ma viene comunque filmato da una troupe della CBS per lo special “Elvis In Concert”. La prima parte del concerto non è obiettivamente memorabile, usando un eufemismo. Ad un certo punto in scaletta subentra il momento di “How Great Thou Art”. Come d’incanto si entra in una dimensione che non è più quella terrena ma ci si eleva verso qualcosa di indefinito e mistico. Il coro degli Stamps introduce Elvis che d’improvviso diventa totalmente centrato, concentrato, lascia ancora spazio agli Stamps per poi riprendersi il centro della scena e il cuore del brano, per poi salire sempre più su, un brivido che non sono mai riuscito a descrivere a parole, quell’”oh my Goooood How Great Thou Art” che lo accompagna al finale del brano con un acuto memorabile, insuperabile, quel finale commovente con Elvis a dimostrare per l’ennesima volta di essere ora e per sempre il più grande di tutti, seppur malato, e forse consapevole che Dio lo avrebbe raggiunto da lì a breve.

Colgo l’occasione per augurare a tutti voi Buona Pasqua. Lo faccio ricordando a chi parla di Elvis come parodia di sè stesso nell’ultimo periodo, di guardarsi anche questo filmato che ho appena citato. Probabilmente scoprirebbe che oltre alle dinamiche della sua dipartita (che per rispetto non ricordiamo a differenza sua), Elvis è stato immenso fino alla fine.

Buona Pasqua a tutti.

Viva Elvis sempre.

Elvis Friends Fan Club Italia