8 Gennaio

BUON COMPLEANNO ELVIS!

Elvis Friends

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BUON COMPLEANNO ELVIS!

di Marco Lofino

84 anni. Buon compleanno Elvis. Non è il primo articolo che scrivo celebrando il tuo anniversario. Questa volta però cercherò di essere più intimo senza parlare di me ma provando a condividere le sensazioni di ognuno di noi. Elvis Presley è la quintessenza di un’emozione scrissi anni fa. Quando il nostro indimenticabile amico e presidente Stefano Bardelli lesse questa mia frase durante un suo concerto tributo mi sentii cosi felice e gratificato. Ma non perché l’avessi scritta io. Perché è davvero così. Contano i concetti, non chi li deposita. A distanza di anni potrei solo dire che Elvis Presley è la quintessenza di un’emozione che si ripete. Ed è sempre più forte poiché non conosce l’usura del tempo, non si fa assorbire dall’inesorabile vuoto dell’oblio. Chi ascolta Elvis oggi sa tutto più o meno della sua parabola artistica eppure non si stanca mai di scoprire. Elvis Presley è studio approfondito ma non didascalico, chi se ne frega di sapere che incise quasi trenta takes di “Separate Ways”. E’ studio appassionato della sua voce, delle sfumature che ogni volta ascoltandolo scopriamo e riscopriamo per lasciarci rapire, catturare (adoro questi due verbi, li uso spesso me lo perdonerete) dal prodigio della sua voce. Di recente ascoltavo tutta la lavorazione in studio per il Comeback special. E’ impressionante vedere quanto diverso sia l’Elvis in studio da quello che pochi mesi prima sarà sul famoso ring coi suoi musicisti degli esordi per riconquistare il suo scettro. Ecco la quintessenza di un’emozione che si ripete nella sua diversità. Quante volte è successo questo? Sempre. Elvis ti sorprende sempre perché quando ascolti un concerto del gennaio del 1973 e poi uno del marzo del 1974 senti due artisti diversi. Magari molte canzoni sono le stesse ma non sono cantate allo stesso modo e con la stessa voce. Ah già, la questione “voce” tante volte tirata in ballo dal sottoscritto, lo sappiamo, esisterà più un artista con almeno otto voci differenti nel corso della sua carriera? Dubito fortemente. La capacità di Elvis di emozionare chi lo ama è strettamente legata alla sua autenticità come uomo davanti al microfono. Probabilmente Elvis era se stesso e mostrava la sua anima solo quando cantava. Fino alla fine è stato cosi, anche quando sudato e stanco al piano si cimenta in “Unchained Melody” sorretto dall’amico Charlie Hodge. Chi riversa odio vede un “ciccione” (non sono parole mie né le condivido, le riporto perché le abbiamo lette e stralette migliaia di volte) rintontito dai farmaci che non si arrende al suo declino. Io, al di là dell’amore puro che nutro nei suoi confronti, vedo un essere umano che non sta bene dare l’ultimo pezzetto di se stesso al suo pubblico, senza risparmiarsi, senza tirarsi indietro. L’ho scritto altre volte, perdonatemi se sono ripetitivo come dice qualcuno a ragione, ma è cosi meravigliosamente umano Elvis Presley ed è per questo che non si può non amare. Potrei andare avanti per ore. La molteplicità delle figure di Elvis nel corso della sua carriera sono uniche ed irripetibili. Elvis che canta all’Ed Sullivan Show è modernità assoluta, quel suo ancheggiare e muoversi come nessuno faceva prima una rivoluzione che si ripete nel tempo. Non capiremo mai appieno, non avendolo vissuto, che uragano fu per la società bigotta e retrograda americana dell’epoca. Quando ascolti Elvis Presley cantare Jailhouse Rock nel 1957 ti chiedi quando mai potrà nascere di nuovo un prodigio simile. Ascoltatela, provate a focalizzarvi solo sulla voce per poi tornare ad un ascolto completo del brano. E’ puro studio presleiano appassionato. Al di là della sua incredibile energia (è il mio rock and roll preferito) quella voce cosi acuta da spaccarsi la gola non è imitabile da nessuno, nemmeno da se stesso. Nemmeno lui è riuscito a cantarla cosi dopo, ma la sua voce era già diversa, era già cambiata nel Comeback, come era diversa nel 1969, oddio poi le Memphis Sessions,il Madison Square Garden, la solennità dell’Aloha in mondovisione ma di che parliamo, Elvis è l’esempio fulgido dell’essere umano che si evolve e muta nel tempo migliorandosi di volta in volta, un continuo divenire mantenendo fede ai valori che come artista mai perse nel tempo , ovvero rendere felice il suo pubblico. Elvis come sappiamo fino alla fine visse per rendere felice il suo pubblico. Per fare questo dimenticò di rendere felice se stesso ma questo è un lungo discorso su cui non mi addentro, non sono uno psicologo, non sono un santone, amo Elvis Presley come tutti voi e mi basta. Per questo occorre ringraziare Elvis Presley ogni giorno. Per la sua poliedricità artistica, per la sua umanità cosi fragile ed autentica, per la sua capacità di rinnovare quella che è la quintessenza di un’emozione. Buon compleanno Elvis. Grazie sempre.